La cura del sesso e il sesso nella cura
- dott_antonio_piccinni
- 5 giorni fa
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Il sesso in adolescenza è un argomento complesso e delicato che coinvolge aspetti fisici, emotivi e sociali. Durante questo periodo, i giovani attraversano una fase di sviluppo in cui esplorano la loro identità sessuale e iniziano a comprendere meglio le loro preferenze e desideri. È importante che ricevano informazioni accurate e supporto adeguato ad affrontare questa fase in modo sano e responsabile. Il 65% dei giovani non parla di sessualità in famiglia, 8 su 10 visitano siti pornografici, 1 su 4 ha rapporti sessuali non protetti e, soprattutto, solo il 25% ha fatto una visita di prevenzione. È una fotografia della realtà messa a fuoco da un sondaggio su mille studenti, dai 16 ai 19 anni, svolto nell'ambito de "La maleducazione sentimentale dei giovani", il progetto pilota realizzato da Fondazione PRO con il contributo di Fondazione Banco di Napoli e in collaborazione con la IV Municipalità della città di Napoli. Negli ultimi anni, dal punto di vista educativo e culturale, si osserva un cambiamento significativo nei genitori contemporanei. Essi si mostrano più disponibili e aperti al confronto con i propri figli e figlie su molteplici tematiche legate alla crescita, come i sentimenti, la scuola, le amicizie e le prospettive
uture. Tale disponibilità favorisce un dialogo costruttivo e una maggiore comprensione tra generazioni su questi argomenti, che vengono affrontati con maggiore naturalezza e senza particolari reticenze. Tuttavia, questa apertura si riduce drasticamente quando il confronto riguarda tematiche legate al mondo della sessualità. In questi casi, spesso emergono forti difese psicologiche che ostacolano qualsiasi possibilità di dialogo tra genitori e figli. Sentimenti come la vergogna, lo stupore, il senso di possesso oppure una scarsa familiarità con la sfera sessuale e affettiva portano molti genitori a sentirsi a disagio o addirittura terrorizzati all’idea di affrontare certi argomenti. Tra le questioni che generano maggiore imbarazzo e difficoltà di comunicazione vi sono la masturbazione, i primi rapporti sessuali, il significato della verginità sia maschile che femminile, l’eiaculazione precoce e molti altri aspetti legati alla sessualità, con cui ciascuno si è dovuto confrontare durante il proprio percorso di crescita. Questi temi, pur essendo fondamentali nello sviluppo individuale, rimangono spesso tabù nell’ambito familiare, privando i più giovani di un confronto aperto e consapevole con i propri genitori.
Nel contesto della mia generazione, l'adolescenza era spesso caratterizzata da una serie di problematiche simili a quelle vissute dai giovani di oggi. Tuttavia, la percezione e la gestione di tali difficoltà erano profondamente influenzate dallo stile relazionale dei nostri genitori, che tendeva ad essere piuttosto riservato e distaccato. Mamma e papà ricoprivano un ruolo ben definito e tradizionale all'interno della famiglia. La loro principale responsabilità consisteva nel gestire la vita quotidiana, affrontando le fatiche e le incombenze pratiche che la famiglia richiedeva. Questo approccio, più pragmatico che emotivo, lasciava poco spazio all'espressione diretta dei sentimenti e delle difficoltà personali dei figli. Temi fondamentali come la scuola, il sesso, le amicizie e la vita privata erano considerati ambiti che gli adolescenti dovevano affrontare e gestire autonomamente. In assenza di un dialogo aperto o di supporto esplicito da parte dei genitori, i giovani si trovavano spesso a navigare queste esperienze da soli, sviluppando così una maggiore indipendenza ma anche un senso di distanza rispetto alla dimensione familiare. Nella società attuale, emerge una dinamica profondamente diversa rispetto al passato nel rapporto tra genitori e figli. Secondo quanto afferma Recalcati nel volume “Cosa resta del Padre”, i figli vengono frequentemente considerati come una naturale estensione della personalità e dell’identità dei genitori. Questo significa che mamma e papà sono costantemente focalizzati sui bisogni dei loro figli, pronti ad intervenire, supportare e risolvere qualsiasi difficoltà o necessità si presenti nella vita dei ragazzi. Tale atteggiamento di attenzione quasi continua, se da una parte favorisce una maggiore vicinanza e partecipazione alla crescita, dall'altra rischia di creare una sorta di sovraesposizione emotiva e di controllo, dove il confine tra autonomia dei figli e intervento dei genitori diventa sempre più labile. Nonostante questa disponibilità, il tema della sessualità rimane un terreno insidioso e carico di imbarazzo. Alla sola menzione della parola “sesso”, molti adulti si sentono sopraffatti da un senso di disagio, quasi travolti da un’ondata di pudore che impedisce un confronto aperto e sereno. Questa reazione emotiva, molto diffusa, contribuisce a rendere la questione ancora più delicata rispetto al passato: la sessualità è l’ultimo ambito in cui i genitori preferirebbero non entrare, mantenendo così una distanza che su altri fronti è andata via via riducendosi. Il senso di pudore, pur essendo una reazione naturale, spesso induce i genitori a delegare inconsapevolmente la discussione su questi temi ad altre figure o istituzioni esterne alla famiglia, come la scuola, gli amici o i media. In questo modo, la famiglia rinuncia al proprio ruolo di guida e confronto diretto, affidando ad attori esterni l’educazione affettiva e sessuale dei giovani. Questa delega talvolta tacita e non esplicitata, rischia di privare i ragazzi di un punto di riferimento fondamentale proprio nel momento in cui avrebbero maggiormente bisogno di un dialogo aperto e autentico con i genitori. Anche in questo contesto scattano molti tabu. Appena qualcuno, di lungimirante prospettiva, propone un corso o un laboratorio di educazione sessuale ci sono gruppi Whatsapp di genitori che inneggiano alla protesta. Non è facile per un/una adolescente potersi confrontare su un tema così presente in questa fase evolutiva e tanto poco tollerato dal mondo adulto. Quindi come fanno? Ne parlano tra loro, guardano pornografia, spiano gli adulti e nel peggiore dei casi si informano su internet dove viene detto tutto e il contrario di quel tutto. Una profonda solitudine accerchia i ragazzi che si approcciano a questa dimensione. Il loro corpo cambia, lo stress aumenta, gli ormoni esultano mentre la società gli schiaccia con continue richieste performanti. A 15 anni devono sapere già quale università frequentare e in quali paesi dell’occidente vorrebbe vivere o fare un tirocinio. Curare il sesso equivale a concedergli spazio e voce nella crescita personale e familiare. Significa poter rivolgere domande autentiche e dirette a una figura adulta di riferimento, domande che spesso restano inascoltate o vengono poste solo nella stanza degli psicologi: Cosa si prova durante una penetrazione? È normale masturbarsi più volte al giorno? Come posso evitare di mettere incinta una ragazza? Se un ragazzo mi piace, ma non lo conosco bene, posso farci sesso? Quando arriva il momento in cui bisogna perdere la verginità? Questi interrogativi rappresentano solo alcune delle preoccupazioni che i giovani si portano dentro, spesso senza avere altri adulti con cui confrontarsi. Curare il sesso implica anche accettare l’imbarazzo che inevitabilmente nasce quando si affrontano questi temi. Sarebbe anomalo non percepirlo; ciò che conta è non lasciare che questo disagio limiti la possibilità di porre domande o di riceverle, tanto per ragazzi e ragazze quanto per adulti. Non sempre i genitori sono chiusi all’argomento, talvolta temono di mettere in difficoltà i figli o di invadere la loro privacy, ma questo atteggiamento può impedire un confronto costruttivo. Il rapporto tra genitori e figli è caratterizzato da una conoscenza profonda e reciproca, spesso più intensa di quanto si possa credere. Un genitore non è solo una figura educativa, ma anche una persona con un vissuto che va oltre la genitorialità. Riconoscere questo aspetto non è sempre facile per i figli, perché richiede uno sforzo di consapevolezza che va oltre il “narcisismo infantile”, quella tendenza a vedere gli adulti solo come punti di riferimento e non come individui con sentimenti e storie personali.
Curare il sesso significa, quando possibile, aiutare anche i genitori a sentirsi al sicuro nell’affrontare questi argomenti. Frasi come: “Mamma avrei bisogno di parlarti … potremmo sentirci imbarazzati ma è importante per me conoscere la tua opinione” oppure “Papà posso chiederti com’è stato per te la prima volta che hai fatto sesso?” sono esempi di come si possa creare uno spazio di dialogo.
Queste occasioni permettono di accogliere i sentimenti che emergono in un confronto intimo e sincero, favorendo una crescita personale e relazionale più equilibrata. Per un genitore non è facile parlare di sesso con i figli. Oltre a recare imbarazzo e vergogna li costringe a fare i conti con due aspetti principali: il primo riguarda il vissuto sulla propria sessualità, possono in alcuni casi risiedere esperienze traumatiche o di fallimento; il secondo invece riguarda un vissuto che si avvicina molto ad una sensazione di lutto. Avere la netta sensazione che i figli stanno facendo un passaggio al mondo adulto significa fare i conti con la “perdita”. Stanno crescendo e comincia una fase irreversibile dove il bambino, cucciolo e dipendente dal genitore, sta diventando un uomo o una donna che dice dentro di sè “Adesso potrò mettermi nella braccia di qualcun altro per sentirmi amata/o e al sicuro”. Con il passare del tempo, quella magia fatta di amore e dedizione, che un tempo legava profondamente genitori e figli, tende progressivamente a svanire. L'intensità emotiva, che caratterizzava la relazione familiare, sembra dissolversi proprio quando gli adolescenti sono più immersi nel loro personale dramma trasformativo, assorbiti da cambiamenti interiori ed esteriori che monopolizzano il loro orizzonte quotidiano. In questo scenario, gli adulti rischiano di diventare figure quasi trasparenti, la cui presenza passa spesso inosservata agli occhi dei ragazzi, troppo impegnati a gestire le sfide della crescita e le turbolenze emotive dell’adolescenza. Per questo motivo, diventa a volte fondamentale aiutare gli adolescenti a riscoprire la presenza degli adulti nella loro vita. È importante, infatti, che i ragazzi vengano “scossi” delicatamente dalla loro chiusura, affinché possano rendersi conto che intorno a loro esistono figure adulte disposte all’ascolto e al confronto. Favorire questa consapevolezza non significa solo offrire un punto di riferimento, ma anche mostrare che il dialogo intergenerazionale può essere una preziosa risorsa di crescita e maturazione. Non sempre è facile, né possibile, per i genitori aprirsi spontaneamente a questa nuova dimensione del rapporto con i figli, soprattutto quando si tratta di temi complessi come la sessualità. Talvolta, però, può essere utile proprio che siano gli adolescenti a compiere il primo passo, aiutando i genitori a sentirsi più sicuri nell’affrontare conversazioni delicate. In questo modo, si costruisce uno spazio di confronto autentico, in cui entrambe le generazioni possono imparare a conoscersi meglio e a superare insieme le difficoltà tipiche di questa fase della vita.
Curare la sessualità significa, innanzitutto, poter vivere le proprie esperienze in contesti sicuri e caratterizzati dal consenso. La possibilità di scegliere dove e con chi condividere momenti di intimità e visceralità rappresenta un elemento essenziale: solo così si può dare valore al rispetto di sé e dell’altro, ponendo solide basi per una crescita personale equilibrata. In questo percorso, la relazione con le figure adulte riveste un ruolo fondamentale. Gli adulti, infatti, sono spesso gli unici in grado di offrire spazi realmente protetti e affidabili, nei quali i giovani possano sentirsi accolti e sostenuti. Quando la sessualità viene vissuta in ambienti improvvisati, come “per strada”, si moltiplicano le problematiche relative alla prevenzione delle gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmissibili. Disporre di un luogo sicuro dove poter parlare liberamente di ciò che si sta vivendo, senza la paura di essere interrotti o scoperti, consente ai ragazzi di attivare uno spazio riflessivo autentico sulle proprie scelte e sulle emozioni che ne derivano. La cura della sessualità, dunque, consiste nel creare tutte le condizioni necessarie perché ogni giovane possa affrontare questa dimensione con attenzione e consapevolezza. Dare voce ai propri pensieri, condividere le esperienze, utilizzare parole che possono risultare anche imbarazzanti, confrontarsi con adulti o genitori, così come confidarsi con gli amici riguardo a timori e desideri, sono tutte pratiche preziose. Queste modalità di confronto e dialogo rappresentano buone prassi che permettono a ragazzi e ragazze di sperimentare la sessualità in modo più sereno, responsabile e maturo.
Cosa significa il sesso nella cura? L’esperienza sessuale non è solo un incontro che facciamo con il nostro corpo. Quando sperimentiamo il sesso incontriamo gli altri e questo rende necessaria una riflessione su come il sesso entri nella “cura” della relazione.
Non è solo fatto di sensazioni fisiche, eccitazione, pulsioni incontrollate ed emozioni esplosive, ma anche di scambio di sguardi e intime fragilità. Ci si mette in discussione quando si decide di toccare e farsi toccare dagli altri. Nel contatto fisico tra due ragazzi, due ragazze o tra un ragazzo e una ragazza, si aprono delle dimensioni che includono la vulnerabilità emotiva e psicologica. Il sesso diventa un’esperienza di cura del corpo dell’altro dove si esprime il bisogno di amore e riconoscimento. Un’adolescente che decide di fare sesso sta mettendo in discussione la propria visione del mondo e di sé. Significa aprirsi all’affettività e alla vulnerabilità di come ci vediamo e del valore che possiamo avere nel mondo. Sperimentare tutto questo vuol dire avere la piena consapevolezza che il sesso è cura dell’altro. Toccare il corpo di un’altra persona rappresenta molto più di un semplice gesto fisico: è un atto che trasmette un messaggio profondo e inequivocabile, ovvero che l’altro è degno di amore e di attenzione. Questo contatto diventa quindi una forma di riconoscimento della dignità e dell’unicità dell’individuo, un modo per dire “ti vedo, ti rispetto e ti accolgo”. Tuttavia, la dimensione del contatto può facilmente assumere connotazioni negative quando viene vissuta in modo violento, abusante o ridicolizzato. In queste situazioni, il gesto, che dovrebbe essere portatore di affetto, si trasforma in una profonda ferita psicologica, generando sofferenza e senso di umiliazione. Allo stesso tempo, chi perpetra tali comportamenti può ritrovarsi coinvolto in una spirale di dolore e disconnessione, sottoponendosi, consapevolmente o meno, a una condizione di disagio emotivo. Proprio per questo motivo, il rispetto emerge come elemento imprescindibile nel vivere la sessualità in modo sano e consapevole. Avvicinarsi all’altro riconoscendo la sua vulnerabilità significa non solo tutelare il benessere emotivo dell’individuo, ma anche favorire una crescita personale autentica. Soprattutto il rispetto del – No, non voglio! – detto dall’altra persona significa poter accogliere la propria frustrazione e una nuova consapevolezza. Quella di essere in grado di accettare che il mio corpo possa non piacere all’altro, o che l’altro non sia pronto, e questo non mette in discussione me stesso. In questo contesto il sesso nella cura diventa la chiave per sviluppare relazioni sessuali mature, basate sulla capacità di dare e ricevere piacere in modo reciproco e consapevole. La sessualità, quindi, si configura come un’occasione preziosa per conoscere sé stessi e gli altri, per esplorare i propri sentimenti e i propri desideri in un ambiente di sicurezza e accoglienza. Attraverso il rispetto dell’altro e delle sue fragilità, diventa possibile costruire relazioni fondate sull’amore e sulla valorizzazione della diversità, gettando le basi per una società adulta e responsabile, capace di accogliere le differenze e di promuovere il benessere psicologico di ciascuno.

