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A Capri non piove mai

  • Immagine del redattore: dott_antonio_piccinni
    dott_antonio_piccinni
  • 8 nov 2024
  • Tempo di lettura: 17 min

Aggiornamento: 20 nov 2024



‘Cosa facciamo questo weekend? Andiamo a Capri ospiti della mia amica Stefanie. Ma il meteo da pioggia. Adesso le scrivo!” Così inizia la conversazione tra me e mio marito Sergio, un mercoledì qualunque di una settimana calda napoletana. Io vivo e lavoro tra due città che amo. Napoli e Bologna. Ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace. Sono uno psicoterapeuta e per noi psicologi quest’anno è stato molto faticoso. Oltre alle tante richieste di aiuto, abbiamo sentito la necessità di essere di supporto a chiunque ci avesse interpellato, dai pazienti, alla famiglia, agli amici. Nonostante la fatica e il bisogno di andare a fare una piccola gita fuori porta (come si dice a Bologna), non ero molto entusiasta di andare a Capri. Un’isola che conosco da molti anni e che tutte le volte (poche) che ci sono stato l’ho trovata noiosa e poco attraente. Opulenta ostentazione di ricchezza e volti plastificati. Quasi ringraziavo il meteo, potevo eludere questo weekend con l’inconscio desiderio di stare a casa a non fare nulla, se non aspettare la pioggia.

Ecco che arriva la risposta di Stefanie via WhatsApp.‘Se avete deciso quale mezzo prendere, ti consiglio come fare il biglietto…poi a Capri non piove quasi mai…’ . Lei è una giornalista tedesca che ha vissuto a Capri per molti anni e che adesso vive tra l’isola e Napoli. Il suo desiderio era incontrarci. Stare con Sergio (anche lui per metà tedesco) e conoscere meglio me che avevo visto una sola volta. Un pò di perplessità sul clima non avrebbero di certo impedito all’avanzata tedesca di bloccarsi difronte a qualche giorno di compagnia e visite insieme.

Prendiamo l’aliscafo nel primo pomeriggio del venerdì e sbarchiamo sull’isola con Serena Autieri e famiglia che sbarcano con noi. Ci accorgiamo della sua bellezza ma lei di sicuro non si accorge di due uomini come noi, piuttosto comuni (seppur bellissimi) e alla ricerca dell’amica tedesca sul porto. Arriviamo puntualissimi e incontriamo Stefanie. Una donna minuta, ma non nel corpo, nell’eleganza di chi non ha bisogno di ostentare. Capelli castani e occhi scuri. Pelle delicata e lentigginosa. Truccata con gusto e con un accento meraviglioso. I tedeschi che sanno parlare italiano secondo me sono davvero intriganti. Hanno un suono che mescola una lingua circolare e articolata come l’italiano e una netta e rettangolare come il tedesco. Prima tappa, un prezioso aperitivo in un bar panoramico a ridosso della funicolare. Un pò in disparte dalla chiassosa e famosa ‘piazzetta’. Qui comincia a farsi avanti la mia innata curiosità esistenziale verso le persone e i luoghi. La nostra ospite comincia a raccontarci la vita caprese, con gli insoliti segreti di chi vive l’isola non da turista ma da isolana. Questi brevi racconti mi catapultano immediatamente in una realtà molto diversa da quella che avevo sempre, e superficialmente, conosciuto.

Storie e racconti di un’isola che ha visto il passaggio di ogni genere di umanità. Star del cinema, ricchi imprenditori, aristocratici inaspettati, scrittori maledetti e infine gente comune, che pur di captare un sogno sono disposti a fare gite low-cost in giornata.

Stefanie ci porta a fare una passeggiata e subito dopo a casa sua. Conosciamo i figli e due amici arrivati per una cena già pronta e in attesa solo del nostro arrivo. Su Capri molto è stato scritto. Sopratutto da una giornalista e storica dell’arte come lei che conosce l’isola da tanti anni e dove sull’isola, anni prima, ha incontrato un amore oramai passato. Mi sono chiesto, se tanto è stato raccontato su questa isola, non vale la pena raccontare qualcosa su chi ha vissuto questi luoghi con l’accortezza dell’ospite e la curiosità dello straniero? Per questo mi piace l’idea di parlare di lei e forse, raccontandola, riuscire a condividere la mia esperienza su questo lenzuolo di terra sul mare. Una casa piena di libri e interessanti opere d’arte. Due figli, un cane, un gatto e una scalinata (un tantino faticosa) che dalla strada parte per arrivare nel suo appartamento. Sento l’anima della giornalista attraverso le storie che condivide con noi e i dettagli di chi si documenta continuamente. Tutto viene redatto attraverso foto e scrittura. Impossibile non capire che ama il suo lavoro e lo fa con passione. Scrive per la guida turistica Marco Polo, la più seguita e utilizzata dai turisti tedeschi che vengono a Capri e non solo. Io amo le guide turistiche perché fanno la differenza quando vai in visita nei luoghi sconosciuti. Sono atti di fiducia verso chi non conosci ma impari a decifrarne i gusti e le sfumature psicologiche. La scelta dei luoghi da vedere e le esperienze da vivere. Un libro ti permette di entrare in un mondo fatto di suggestioni. Lo leggi e puoi decidere se entrare o no nel racconto dell’autore. Una guida ti permette di abitare la visione dei luoghi di chi la scrive. Per questo penso sia una grande responsabilità scrivere una guida. Hai il potere di condizionare il lettore-turista nella capacità di fare esperienza del suo viaggio. Penso sia un atto di coraggio, sostenuto dalla creatività e dalla competenza, il condividere un luogo con altre migliaia di persone. Del resto ci vuole coraggio e molto amore per la vita se si decide di lasciare la Germania per trasferirsi prima a Napoli (dove tuttora abita) e poi a Capri, per una storia sentimentale.

La casa è incastonata, come in un gioiello d’altri tempi, tra centinaia di case che si arrampicano in altezza partendo dal centro. Ceniamo in un grande living dove cucina e salotto si sviluppano in uno spazio di continuità. Sulla destra di questo grande rettangolo, con le vetrate che danno sul piccolo terrazzo, c’è la camera da letto con bagno. Stefanie cede la sua camera, come una vera meridionale abituata ad ospitare dando il suo ex talamo nuziale. La cena comincia con un buon bicchiere di vino bianco e le prime sintetiche condivisioni su chi fossimo. Che lavoro fai? Sei già stato a Capri? Quanto vi trattenete? E così andando tra un calice e l’altro. Scopro subito una cosa particolare. Mi accorgo che a quel tavolo cerano tre generazioni differenti e molto distanti. La comunicazione fluisce lo stesso. I figli di Stefanie sono due ragazzi davvero speciali. La più piccola, 15 anni compiuti, è una ragazzina con i capelli scuri e gli occhi chiari. Nonostante i turbamenti adolescenziali, tipici di chi vuole vivere in strada piuttosto che stare a cena con dei matusa, rimane a fare qualche chiacchiera con noi. Il racconto che la precede narra un po’ di lei. Prima del nostro arrivo alla notizia che avrebbero ospitato una coppia di uomini sposati lei risponde ‘Sono pelati? Il phon mi serve questo weekend!’. Rimango sbalordito dalla tenacia di questa ragazzina che non si è posta minimamente il problema che fossimo due uomini gay ma solo se fossimo pelati (forse troppi film ritraggono omosessuali di una certa età pelati). Ho sentito che questo tema per lei non era assolutamente un tema. Pura normalità. La preoccupazione era solo avere a disposizione uno strumento per rendersi bella e andare alla ricerca di ragazzini da conoscere. Geniale. Accompagna la serata anche la presenza del figlio di 17 anni. Un ragazzone alto, biondo e con gli occhi azzurro-grigio. Elegante e raffinato nei modi. Un principe azzurro che ogni ragazzina o ragazzino vorrebbe al suo fianco per sentirsi al sicuro dai draghi e dagli stregoni cattivi. Ci riempie i bicchieri dell’acqua e del vino. Parla poco per un evidente imbarazzo (in fondo siamo due uomini sconosciuti) ma quando dice qualcosa si avverte una adulta convinzione in ciò che dice. Entrambi parlano con la mamma in tedesco e conoscono perfettamente l’inglese e l’italiano ovviamente. La loro presenza mi fa sentire in un ambiente internazionale e respiro un aria complessa dal punto di vista delle relazioni, ma anche nutriente e serena. Ho immaginato come potesse essere complicato per loro crescere su un isola cosi piccola, ma in un sistema familiare e sociale tanto ricco di diversità culturali ed educative. Fantasticavo le discussioni tra un caprese ed una tedesca sulle uova a colazione o un cappuccino a cena (semplificazione eccessiva, ma chiara). Stefanie per tutta la serata ci prepara del gustoso cibo, ma sopratutto presenta una parmigiana di melanzane come se fosse una cuoca dei quartieri spagnoli di Napoli. A cena conosciamo anche una sua amica tedesca e un uomo romano che dal 2004 vive a Capri. Colgo, nelle solite conversazioni di rito che si fanno all’inizio dove ci si annusa come tra animali per capire se si può essere amici oppure no, che entrambi hanno delle storie particolari. Chi viene qui sull’isola e ci resta è sempre per qualcosa di intensamente bello o tragico, per un amore o una fuga, per ritrovarsi o perdersi.

Qualcosa accade nella vita delle persone che abitano l’isola. L’energia del luogo va subito a stanare le fragilità emotiva, per forzare un processo già esistente, ma silente. Il mare, la terra, il sole e la luna dicono ‘siamo qui e non puoi mentire’.

Ho avvertito in questi due amici, appena conosciuti, la forza del non riuscire più a mentire alle proprie attitudini e limiti esistenziali. Lei una donna aderente al mio immaginario tedesco. L’italiano poco fluente, ma comprensibile, innamoratissima dell’isola e di Napoli. Un amore con un uomo napoletano e un epilogo tragico e doloroso della loro storia, le ha regalato un’altra radice su cui appoggiarsi.  Lui, un’eleganza da ‘la Grande Bellezza’ di Paolo Sorrentino, che cerca subito di non essere simpatico per mantenere una distanza di sicurezza dalle emozioni che potrebbero scalfire qualunque tipo di equilibrio. Di Roma, ma di origine pugliese, come me. Fortunatamente tra pugliesi scatta subito la parentela compaesana. Ci costringe a sentire tutti fratelli in terra straniera. Cominciamo amabilmente a parlare del suo vecchio lavoro e di come abbia deciso a meno di 50 anni di lasciare tutto per vivere definitivamente a Capri. Che lavoro fa o faceva? Non l’ho capito, ma mi guardo bene dal chiederlo per rispetto di quelli che hanno deciso di farsi circondare dal mare e da pochissime persone, per non dover rispondere alle domande del mondo. Ad un certo punto Stefanie mi prende per mano e subito dopo cena mi porta tra questi corridoi di edifici bassi e attaccati, nel buio più pesto, per farmi salire su un tetto di una casa vicina. Vedo i suoi occhi intrigati dal voler fare con me una piccola trasgressione. Però il rigore tedesco la spinge a sentirsi una ladra di appartamenti. Saliamo su, saltando corde di antenne invisibili e scalini nascosti. Da quella posizione vediamo una parte dell’isola, illuminata come un presepe di San Gregorio Armeno. Piena di Yacht di lusso che paragonati al presepe sembrano le paperelle dei finti laghetti vicini alla natività. Spettacolo bellissimo. La ringrazio per questo regalo e mentre lei cerca di spiegarmi la geografia dell’isola comincia a piovere. Come in tutti quelli nati da Roma in giù, nonostante viva a Bologna da più di 20 anni, quando piove mi scatta un senso di allarme interno. Come se stessero suonando per avvisarci l’arrivo delle bombe nemiche. ‘Scendiamo?’ Propongo ‘Non preoccuparti a Capri non piove mai, adesso passa’. In effetti era un falso allarme. Aveva ragione. Neanche l’arrivo della nuvola di Fantozzi poteva interrompere la vista di quel paesaggio.

Come sempre all’indomani mi sveglio all’alba. Mi succede tutte le volte che vado nelle isole. I primi due o tre giorni dormo pochissimo. L’energia del luogo deve trovare un’equilibrio con la mia. Prima di potermi abbandonare ho bisogno di trovare una confidenza con le strade, i paesaggi e le persone che mi circondano. Trovo la cucina rassettata, ma con i piatti non ancora lavati. Stefanie mi proibisce di aiutare in casa e di attivare la mia parte ossessiva e maniaca dell’ordine e quindi non tocco nulla. Mi aveva mostrato solo la macchinetta del caffè e il barattolo che custodisce i risvegli dell’umanità.  Il profumo del caffè si propaga per tutta la casa. Dopo circa mezzora, mentre leggo il libro Verbale Scritto di Bruno Munari, lei esce dalla stanza vestita da jogging per portare fuori Charly. Un cane dal pelo chiaro, di grandezza media e di intelligenza tanta. Simpatico come solo i cani un pò buffi sanno esserlo. Cucciolo e quindi sempre desideroso di giocare. Arrivato da un solo mese nella loro vita e ha già imparato il tedesco. Esegue le indicazioni della padrona, con fare un pò stranito, ma contento di essere entrato nella vita di questa famiglia. La lingua tedesca in effetti è molto più interessante ed efficace per addestrare un cane. A quel punto decidiamo di portare Charly a spasso e, come sempre succede, è il cane a portare a spasso i padroni. Ci addentriamo nell’isola salendo lungo piccoli sentieri che portano ad uno dei suoi luoghi del cuore. Un posto incantevole dove si accede ad un piccolo bosco con una vista mozzafiato. A strapiombo sul mare da un lato, e dall’altro uno spiazzo con degli alberi giganteschi, ma con una geometria del suolo perfetta per potersi accomodare come in un salotto di casa. Vedo una piccola commozione quando mi confessa che a Capri spesso tra mamme si creavano delle competizioni sulle feste di compleanno dei figli piccoli. Ovviamente in un luogo come quello l’asticella della festa perfetta si alza moltissimo, basta un tavolo con delle sedie per avere un setting cinematografico. Per questa ragione aveva scelto quel luogo dove fare i compleanni dei bambini. Nel nord Europa la fantasia che si utilizza nel creare mondi magici e incantati per l’infanzia sono nettamente superiori ai nostri standard. Mi racconta di feste dove lei stessa creava in questi boschi degli animali di cartapesta. Addobbava gli alberi come fossero dei manichini di qualche vetrina lussuosa di Napoli. Mentre camminiamo ci fermiamo su una terrazza naturale che pare essere il belvedere che ama di più. Un mare pazzescamente blu, le altre isole da sfondo, la costa e l’assenza di barche rendevano il tempo immobile. In lontananza mi mostra un abitazione privata su un irto e lungo promontorio roccioso che sembra sorgere dal mare. Mi racconta che quella è la famosa villa di Curzio Malaparte, un capolavoro di architettura moderna che rende possibile la coabitazione rispettosa tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda. Qui cominciano i racconti sul personaggio e sulle vicende legate all’isola. Mentre Stefanie mi parlava sembrava stesse parlando di Curzio, un amico del liceo con cui non aveva più rapporti, ma di cui conosceva intimi segreti. La conoscenza della sua storia mi ha fatto sentire in quella casa anche se di quella casa vedevo solo il promontorio. Mi spiega tutta la vita caprese dello scrittore-giornalista e rimango incantato per quasi un’ora ad ascoltare questi racconti. Dopo un pò rientriamo tutti e tre verso casa, mentre Charly vagava per tutte le ville capresi nei dintorni. Ci fermiamo a comprare i cornetti in questo bar dove va la gente del luogo . I famosi cornetti alle mandorle…. se non vai all’alba, come in posta, stai sicuro che non li trovi. Ci accontentiamo (per modo di dire) di altri cornetti e andiamo a casa per fare una ricca e lenta colazione. Successivamente un piccolo bagno al mare e qualche piccolo giro nei vicoli della parte storica dell’isola. Nel pomeriggio Stephanie ci racconta la storia di San Michele e di questo personaggio incredibile che ha regalato all’isola un palazzo incantevole di grande fascino e ricco di misteri. Con un pittoresco taxi raggiungiamo Anacapri e mi accorgo che anche questo luogo è di rara bellezza.  Vissuto sempre all’ombra di Capri nonostante il verde di questa zona sia ancora più verde e il sole sia ancora più sole.  Come molte volte accade il fratello (o la sorella) silenzioso e secondo genito di un protagonista grandioso e ricercato, regala sorprese e bellezza che non possono essere viste da tutti. Mi colpisce una frase tedesca che mi ripete Stefanie. In quel momento mi ha regalato un insight (termine psicologico) chiaro e preciso. A volte noi conosciamo degli aspetti della nostra vita, ma la frase giusta o la parola mirata ci permettono di raggiungere delle consapevolezze che avevamo sotto il naso, ma non riuscivamo a respirarle. In Germania si dice ‘si vede quello che si sa’. Se la nostra amica non ci avesse raccontato la storia di questo famoso medico della prima metà del 900, con tutta la passione che lei sa mettere nell’esprimere tutti i dettagli più nascosti, non avremmo potuto godere di questo luogo magico e tantomeno conoscere Anacapri nella sua bellezza più autentica.

Nella penombra di un’isola fatta di sfarzi e mondanità esiste questo luogo che ha come sfondo storie e miti di altre epoche. Esiste un luogo dove qualcuno può essere pienamente se stesso?

Axel Munthe mi sa che è riuscito a costruire una fortezza esistenziale dove poteva decidere chi far entrare e chi no. La sua grande generosità nel voler curare ricchi e poveri, o chiunque ne avesse bisogno, immagino lo portasse a desiderare di avere uno spazio privato. Chiudersi al mondo per poterlo guardare ad una giusta distanza. L’unico modo per poter godere senza farsi travolgere. Come psicoterapeuta comprendo, o forse proietto su di lui, questo bisogno di isolamento. Di essere circondati solo da persone che ci nutrono, quando decidiamo di staccare dal lavoro. Mi sono posto la domanda se per una giornalista tedesca come Stefanie a Capri fosse facile trovare il proprio spazio. Paradossalmente quest’isola ti porta a stare staccato dal mondo e dalla terra ferma, ma allo stesso tempo ti costringe ad una continua invasione da parte dei turisti. Oppure ad essere invischiato nelle relazioni, a volte disfunzionali, delle persone che ci dimorano. Stefanie si sentirà libera? Oppure costretta ad interpretare un ruolo che le piccole comunità impongono? Non è una domanda che le pongo. Perché andare a problematizzare un momento così bello vissuto all’interno di questa villa meravigliosa? Da qualche anno ho imparato la saggezza dello stare in superficie.

‘Facciamo una foto?’ Una delle frasi che ho sentito spesso durante questo breve soggiorno. Io non amo essere fotografato, a meno che non ci sia Oliviero Toscani in grado di riportarmi agli antichi sfarzi di gioventù,  togliendo tutti i segni del tempo. Però capisco coloro che amano immortalare degli attimi. Lo capisco ancora di più quando Stefanie ci racconta il suo rapporto con la foto. Per lei non è solo fermare un’immagine, ma bloccare un momento che faccia da documentazione per bisogni futuri. Fotografare è un modo di prendere informazioni dal mondo. Poterne tradurre i momenti. Un metodo giornalistico, ma anche terapeutico. Ricostruire una giornata, o un evento, significa dare spazio alla possibilità di condividere con gli altri o di condizionare la storia futura. Ridisegnarla. Dare voce ad un ricordo permette di costruire quelli che saranno i ricordi futuri.

La visita si conclude con uno spettacolare aperitivo sulla terrazza della villa. Ampiamente documentata da un servizio fotografico con un panorama e delle luci che nemmeno un direttore della fotografia potrebbe ricreare.

Arriva sera e andiamo in un ristorante non troppo caro e quindi rivolto ai capresi. La proprietaria avvisa Stefanie di non essere sicura di poterci far mangiare fuori. Prevista pioggia con una percentuale inaffidabile. La stessa della validità del meteo sul cellulare. ‘Signora ne è sicura che vuol prenotare all’esterno?’ ‘ ma si certo, tanto a Capri non piove mai, al massimo ci sarà qualche goccia’. La conversazione telefonica tra Stefanie e la proprietaria è breve, ma assolutamente chiara ed efficace. Alle 20.30 ci incamminiamo verso il ristorante. In effetti il cielo è terso e blu tramonto. Arriviamo al ristorante con i figli di Stefanie e l’amica tedesca conosciuta la sera prima e con cui era scattato immediatamente un feeling affettivo. Ci sediamo, ordiniamo il cibo e nel frattempo ci portano un buon vino bianco freddo da sorseggiare nell’attesa. Dopo nemmeno 10 minuti, tra piacevoli chiacchiere e indecisioni su cosa magiare o condividere per poter assaggiare tutto, il cielo si scurisce e come un fulmine a ciel sereno (non è una metafora purtroppo) comincia a piovere. Tutti quanti, camerieri compresi, cominciano a correre verso l’interno del locale. Noi, consapevoli che a Capri non piove mai, ci siamo affidati a questo imperativo climatico e abbiamo atteso sotto il tetto di incannucciati che ricopriva il nostro tavolo. Abbiamo continuato a bere vino fingendo che la pioggia non avrebbe interferito con la nostra bellissima cena. Le gocce sono diventate sempre più goccioloni e a quel punto si è trasformata in un acquazzone che non avrebbe risparmiato nemmeno i pesci del mare. A quel punto tra risate, e incapacità di schiodarci dal nostro tavolo, decidiamo di abbandonare la nave che affonda e rifugiarsi come tutti nel ristorante. Con noi c’era anche il nostro Charly, il cane oramai di gruppo. Entrati per ripararci, mentre cerchiamo una soluzione con la proprietaria del ristorante per continuare la nostra serata, sentiamo un cliente del ristorante, già seduto all’interno, lamentarsi della presenza di un cane. Non c’è disastro metereologico peggiore di quello causato dalla volgarità delle persone. Un tavolo con due coppie, deduco, di cui il maschio alfa della cena, con tono arrogante e aggressivo, dice alla signora del ristorante, in dialetto campano, che se non sbatteva fuori il cane si sarebbero alzati e andati via. Per carità, tutti hanno il diritto di essere delle persone stupide, o limitate, nel rapporto con gli imprevisti e con gli animali. Ma rabbiosi e cafoni come questo personaggio non se lo aspetta nessuno. Come è possibile che tanta bellezza sia abitata da persone come questa? Capri è colonizzata, secondo me, da quattro tipologie di persone. I ricchi aristocratici, i ricchi arricchiti, i turisti giornalieri e la servitù delle prime due categorie. C’è una quinta categoria dove ci finiscono colore che sono invisibili e che cercano di non farsi notare per vivere l’isola nella sua essenza. Credo che quest’uomo appartenesse alla seconda o terza categoria. L’episodio davvero spiacevole ha molto colpito il figlio di Stefanie che era visibilmente scosso e arrabbiato. Come si fa a spiegare ad un ragazzo, con un animo sensibile e colto, che esistono queste categorie? E che dobbiamo imparare a convivere senza metterci in simmetria? A quel punto la pioggia comincia a diminuire. Troviamo una soluzione che ci riporta all’esterno del ristorante sotto una tettoia più riparante di quella precedente. Fortunatamente dopo aver condiviso questa esperienza spiacevole riprendiamo i nostri discorsi piacevoli sul futuro dei giovani ragazzi e sulla bellezza dei luoghi. La serata trascorre fluida e bagnata, ma in modo divertente e leggero. La pioggia l’ha resa imperfetta e per questo indimenticabile.

All’indomani come sempre mi sveglio all’alba. Visto il rapporto di amore e sudditanza scattato tra me e Charly, decido di portarlo a spasso da solo. Alle 6,30 del mattino mi faccio un piccolo giro dell’isola a piedi con il cane. Mi affido al suo orientamento perché il mio mi avrebbe condotto a Ischia. Al mattino presto tutto si annulla. La famosa piazzetta è solo una piccola piazza carina, dove i camerieri cominciano ad allestire i tavoli per ospitare le persone da salotto. Fortuna che la vista mozzafiato da un senso a tutta questa movida elitaria estiva. Per strada incontro solo camerieri, personale che lavora negli alberghi e nelle case private. Incrocio solo una signora vestita da jogging che rientrava al Quisisana. Potrei scrivere tutta la storia dell’albergo perché Stefanie ci racconta oneri e onori di questa struttura. Però pongo l’accento solo sul nome, qui-si-sana. Scopro per la prima volta che era un ex sanatorio della seconda metà dell’800 decaduto. In realtà non si sanava nessuno in quella zona a causa dell’ambiente umido e poco accogliente per le patologie respiratorie. Fu successivamente trasformato in albergo mantenendo quel nome. Al rientro a casa finalmente mangiamo i cornetti alla mandorla prenotati il giorno prima. Una squisitezza. Si capisce il motivo per cui finiscono così presto al mattino. Fatta colazione ci prepariamo per prendere l’aliscafo delle 13.40. Ma prima decidiamo di andare al Hotel Excelsior Parco a Marina Grande. Il pomeriggio del giorno prima abbiamo incontrato per caso il direttore, ovviamente conosciuto da Stefanie. Lei sembra conoscere tutti sull’isola, dall’autista dei bus ai direttori dei grandi alberghi. Raccontiamo ad entrambi che eravamo stati proprio nel suo hotel 8 anni prima per festeggiare i 40 anni del mio compagno. Un soggiorno perfetto. A quel punto ci invita il giorno dopo a prendere un caffè prima della partenza per mostrarci tutti i cambiamenti avvenuti in questi 8 anni. Presto detto abbiamo accolto l’invito e prima di ritornare a Napoli ci siamo fermati a salutarlo. Ci ha accolto con grande gentilezza nonostante non fossimo nemmeno ospiti del loro albergo. Da questi dettagli si può subito vedere chi sa fare il proprio lavoro con professionalità e amore. Ci fermiamo nel loro giardino e per qualche minuto sembra essere stati catapultati nella Vienna della seconda metà dell’800. Un giardino con degli arredi favolosi, piante che esplodevano di vita. Una veranda da sogno con l’affaccio sul giardino, invisibile il confine tra l’interno e l’esterno. Ci siamo emozionati nel tornare in quel posto in cui eravamo stati cosi tanto bene. E ho capito il perché eravamo stati bene. Al di la del luogo incantato e della stanza con terrazza dove era presente una Jacuzzi che si prolungava verso il mare. La vera magia erano le persone. Ci hanno fatto sentire accolti e coccolati, senza la finta reverenzialità verso il pubblico pagante, ma con un accurata gentilezza di animo. Mancano pochi minuti alla partenza dell’aliscafo e l’albergo ci offre un passaggio al molo. Decidiamo di salire per qualche minuto sulla terrazza prima di lasciare l’isola. Stefanie propone di farci le ultime foto per documentare anche questo pezzo finale di Capri insieme. Ci accorgiamo che come sfondo si sta avvicinando un nuvolone nero pieno di lampi in lontananza e che lasciava presagire l’ennesimo temporale.

A Capri non piove mai. Forse sarà vero, ma in questo weekend trascorso con Stefanie ha piovuto abbastanza. Avere la fortuna di incontrare delle persone ricche, non di gioielli, ma di storia, cultura ed energia. Il cielo, azzurro o grigio che sia, carico o scarico di pioggia, è stato uno sfondo alle bellezze che abbiamo vissuto. Anzi adesso che ci penso anche l’isola è stato uno sfondo. Bellissimo e non si discute. Ma come tutti gli sfondi sono nulla, se non hanno al centro una figura che cattura la mia attenzione. Molte isole sono belle, ma non fanno nulla per esserlo. La natura le ha donato la bellezza. Ma la sola bellezza non basta se non è accompagnata dall’energia di qualcosa che ci sposta. Che ci porta a vedere cose nuove, non solo fuori, ma anche dentro di noi. La bellezza è gratuita, ma l’accoglienza e l’amore vanno costruite con e attraverso le persone. Non so quanto quest’isola, così invasa dall’umanità, sia in grado di farlo. Credo che molte volte abbia bisogno di difendersi da questi continui sbarchi.  Una Lampedusa per i ricchi e potenti del mondo. Di certo le persone che non hanno paura di perdersi sono in grado di raccontarla con passione. Una passione che ho visto negli occhi di Stefanie. Io sono appassionato di storie e il mio lavoro ne è l’espressione. Vivere Capri con lei è stato un regalo interessante. Mi ha permesso di capire meglio quello che mi riempie il cuore. Non è solo un bel paesaggio a farlo, ma è la possibilità di poterlo condividere con qualcuno al mio fianco.

 
 
 

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