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Sessiamo?

  • Immagine del redattore: dott_antonio_piccinni
    dott_antonio_piccinni
  • 21 mar 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 1 ott 2024

Come superare il blocco del sessuatore e della sessuatrice ai tempi del Covid

 


Giochi di parole che lasciano intendere un linguaggio ben più diretto di questo ma non proprio adeguato per un articolo. Che fine ha fatto il sesso in questo periodo di Covid? Nonostante sia stato uno degli aspetti vitali e umani più colpiti dalla pandemia non se ne parla molto. Si fanno indagini sugli effetti psicologici, economici e sociali di quello che è accaduto ma non si parla mai di sesso. Una dimensione della vita davvero bistrattata socialmente ma ricercata continuamente.  Il sesso compare oramai da tutte le parti ma si fa molta fatica a mettere le parole giuste ai desideri e ai comportamenti sessuali. Rimane un tabù (molto italiano) che ci porta a lasciare i nostri segreti più profondi nella camera da letto e sul lettino dello psicanalista. Il mio lavoro da psicoterapeuta mi ha permesso di avere un osservatorio diretto di questo tema, oltre ad aver vissuto in prima persona il calo dei desideri sessuali da “tamponi sequenziali” durante il Covid Allarm. Le vendite di condom sono crollate e le persone hanno smesso di usarli. Non per una qualche forma di benedetta promiscuità ma solo per aver perso il brivido dell’incontro sessuale. La nevrosi e la spossatezza da Covid ha preso il posto delle fantasie e degli appetiti erotici. I produttori di preservativi hanno registrato nei due anni di pandemia un calo del 40 per cento circa. Vediamo persone che girano nelle strade di campagna in compagnia del loro cane con la mascherina ffp2, figuriamoci se il solo pensiero di toccare gli organi genitali di qualcun altro può mai rientrare nei loro orizzonti più vicini. E anche se a qualcuno viene in mente di fare un pò di sfarfallamento sessuale, posandosi di fiore in fiore, dove mai potrebbe praticarlo? Non ci sono molti posti dove incontrarsi, bere e finire tra le lenzuola di qualcuno. Magari ci viene in mente di mangiare una minestra già riscaldata ma appena si apre whatsapp, trovando il coraggio di mandare un messaggio, si scopre che ci si imbatte in un caso di covid o quarantena da contatto ravvicinato. I siti di incontri, i social e la rete sicuramente hanno avuto un ruolo importante nell’agevolare, sopratutto i ragazzi, a sentirsi connessi. Spesso i miei giovani pazienti mi raccontano una realtà ben diversa. Quando arrivano al dunque e finalmente, tra un lockdown e l’altro, si incontrano,  sentono molti timori e tanta reticenza nel lasciarsi andare.

Molta è la paura da “contatto”che va sommata ai blocchi psicologici e sociali di ognuno su questo tema. Ecco che il desiderio si trasforma in una astinenza dal sesso.

L’autoerotismo in diverse situazioni ci ha permesso di non tuffarci in cumuli di rabbia repressa. Ha salvato molti di noi dal non riversare sugli altri l’intenso stress di questo periodo. Per quanto gratificante, se praticato oltremisura,  rappresenta l’espressione di una “solitudine” che ci portiamo dentro e che facciamo fatica a superare. Questo vissuto non colpisce solo i giovani e single ma anche chi giovane non è o chi ha la fortuna (o sfortuna dipende dai punti di vista) di essere in coppia. Le restrizioni, il restare chiusi in casa o lo stare nella bolla protettiva, ci ha costretti a fare i conti con un maggiore tempo a disposizione per fare sesso. Peccato che sia stata accompagnata dalla simultanea frustrazione della perdita del desiderio sessuale e di qualsiasi stimolo fisico. Oramai ci si aggrappa alla mindful sex per superare la triste verità che non siamo pronti all’incontro dal vivo con l’altro. Restano i rassicuranti orizzonti virtuali che ci proteggono non solo dal covid ma anche da tutte le altre forme di malattie a trasmissione sessuale. Ma è davvero questo di cui abbiamo bisogno? Quand’è che abbiamo smesso di essere umani capaci di rischiare per poter vivere le cose belle che questa vita ci offre? Se decido di fare un viaggio correrò il rischio di prendere un aereo e di volare. E quando sarò lassù nessuno potrà mai rassicurarmi al 100 per cento che l’aereo atterrerà. E’ un atto di fede verso la vita e verso il futuro. Ricordo perfettamente una volta, durante un percorso psicoterapeutico in cui ero io il paziente, la mia terapeuta di allora, di fronte alle cose negative mi diceva “bene Antonio vuol dire che stai vivendo!” Nessuno ci da la garanzia di non ammalarci o di non incorrere ai drammi della vita ma non per questo dobbiamo smettere di navigare in mare aperto. Di sentire l’odore del corpo dell’altro. Di ballare su una spiaggia fino all’alba. “Sessare” resta una delle cose più belle che questo mondo ci ha donato e spero che, dopotutto, resteremo connessi a questo istinto profondo che ci rende profondamente umani. Il mio consiglio da esperto dell’ultim’ora? Correte il rischio di stare con gli altri (pandemia permettendo) e accarezzatevi, abbracciatevi e baciatevi, il resto verrà da se.

 
 
 

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